Granolas contro Magnifiche sette

13 Marzo 2024 _ News

Granolas contro Magnifiche sette

La disfida di Barletta nel XXI Secolo

Goldman Sachs, vera e propria leader del settore per quanto riguarda la creazione di acronimi accattivanti e fantasiosi (è da attribuire a lei la maternità del celeberrimo acronimo BRICS), ne ha ideato un altro, GRANOLAS, per indicare la lista di 11 aziende europee che insieme rappresentano circa un quarto della capitalizzazione di mercato totale dello STOXX 600. Gli undici “eroi” schierati in campo dalla banca d’affari statunitense a difesa dell’orgoglio europeo sono: GSK, Roche, Astrazeneca, Novo Nordisk, Nestlé, Novartis, (L’)Oreal, LVMH,  ASML, Sanofi e SAP. L’obiettivo più o meno dichiarato è quello di trovare un’alternativa europea alle temibili Magnifiche sette di Wall Street.

Le principali frecce nell’arco delle GRANOLAS sono, da un lato, le valutazioni meno care rispetto alle rivali statunitensi (20x contro 30x di P/E), dall’altro, una maggiore distribuzione degli utili agli azionisti (2,5% di dividend yield medio contro 0,3% delle Mag 7). Inoltre, gli analisti della banca hanno evidenziato come, considerando il periodo 2021-2024, le GRANOLAS abbiano tenuto il passo con i Magnifici Sette in termine di ritorni. Tuttavia, cambiando orizzonte temporale, e prendendo in considerazione solo il 2023 e il primo trimestre del 2024, il confronto risulta impietoso, con una crescita del +90% da parte dei titoli americani contro il +25% ottenuto dai titoli europei. In più, le fortune dei titoli Granolas dal gennaio 2023 ad oggi appaiono assai divergenti. Se da un lato Novo Nordisk, SAP e ASML mostrano tutti gain maggiori al 70%, dall’altro lato Roche e Nestlè registrano perdite che arrivano fino al 20%.

Aldilà delle performance passate però ciò che più interessa sono le valutazioni e la “qualità” dei titoli interessati e in questo senso, a nostro modo di vedere, i contenuti ci sono eccome almeno per alcuni di questi già presenti nei nostri portafogli.

Forse non si sentiva l’esigenza di un nuovo acronimo tanto che la “battaglia” Granolas-Magnifiche Sette ci ricorda molto una trasposizione in chiave moderna della disfida di Barletta del XVI secolo, in uno di quelli che Giambattista Vico chiamerebbe corsi e ricorsi storici. La Disfida di Barletta è stata un duello leggendario avvenuto nel 1503 tra 13 cavalieri italiani e 13 francesi, provocato da un alterco durante il sacco di Capua. Il duello si svolse a Barletta e vide la vittoria degli italiani, riaffermando l’orgoglio nazionale e diventando un simbolo di identità italiana.

Nel XXI secolo, non più lance e scudi, ma titoli azionari e profitti per soddisfare la sete di rivincita. E in questo campo i mercati europei scontano da sempre una minore attrattiva per gli investitori rispetto al mercato americano causata in prima approssimazione dalle inefficienze della struttura del mercato e dal tipo di cultura finanziaria più che dal valore delle singole aziende.

La struttura del mercato europeo è più complessa di quello americano. Il mercato statunitense ha 3 exchange di quotazioni, 16 trading exchange, e 1 sola camera di compensazione centrale. Dall’altro lato invece, il mercato europeo è dotato di 35 exchange di quotazione, 41 trading exchange, e 18 camere di compensazione centrali. Infatti, quasi ogni paese europeo ha la propria sede di quotazione, che i politici considerano motivo di orgoglio nazionale. Ciò divide la liquidità e rende più complicate le operazioni.

Gli investitori europei, inoltre, sono stati storicamente più avversi al rischio rispetto ai loro colleghi americani e meno desiderosi di sostenere nuove società che devono ancora realizzare profitti, preferendo invece mantenere i propri risparmi sotto forma di depositi bancari o in generale a basso rischio.

In conclusione, marketing a parte, da questa storia traiamo senz’altro una conclusione interessante: anche sui listini europei si possono trovare titoli interessanti su cui puntare, che poco hanno da invidiare, in termini sia di valore intrinseco che di prospettive di crescita, ai campioni americani. Tralasciamo gli slogan quindi e ci teniamo i titoli.

 

 

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